mercoledì 6 aprile 2016

IL PIREO IERI E OGGI


L'ex albergo a ore Loux, in Odos Filonos al Pireo, attualmente in fase di ristrutturazione

Il primo porto di Atene fu il Falero. La decisione di spostare lo scalo marittimo principale al Pireo appartiene a Temistocle, che, all’indomani della battaglia di Maratona, nella conformazione geografica di Akte e di Kantharos (rispettivamente il promontorio e l’insenatura naturale che protegge come in un abbraccio le navi) scorse un vantaggio difensivo in caso di attacco nemico. In breve tempo il Pireo divenne il maggior porto del Mediterraneo. Collegato ad Atene da una strada lunga circa 10 chilometri (di cui l’attuale Odos Pireos ricalca il tracciato) e protetto dalle lunghe mura fatte erigere anch’esse da Temistocle, il Pireo il primo impianto urbanistico a griglia del mondo, disegnato da Ippodamo di Mileto. Grande era il contrasto con il centro di Atene, caratterizzato, secondo la testimonianza degli antichi, da un notevole disordine edilizio: in questo senso il Pireo si presentava come la punta di diamante dell’impero marittimo ateniese e un lussuoso biglietto da visita del suo prestigio internazionale. In età ellenistica per Atene e il suo porto ebbe inizio una relativa decadenza, anche se essi continuarono a ricevere migliaia di giovani provenienti soprattutto dall’Italia, attratti dalla storia e dai centri culturali dell’Attica. In età bizantina continuò il processo di decadenza di Atene e, più in generale, della Grecia meridionale. Il Pireo conobbe un certo risveglio soltanto nel Duecento, quando i duchi franchi di Atene (giunti in Grecia con i crociati) gli insufflarono nuova vita e un nuovo nome, Porto Leone, da una statua di marmo che i veneziani trafugarono assieme a molte altre opere d’arte greca antica e bizantina, e di cui oggi è possibile ammirare una copia in situ (l’originale si trova appunto a Venezia). Le attività portuali ricominciarono a caratterizzare la fisionomia del Pireo (in greco comune Pireàs e a volte, popolarmente, Pereas, in greco dotto Pireèfs) a partire dalla fine dell’Ottocento, quando gli armatori delle isole dell’Egeo decisero di trasferirsi a due passi da Atene, capitale dello Stato greco dal 1832. Il Pireo conobbe da allora una crescita lenta ma costante. Il primo choc demografico si ebbe nel 1922 dopo l’arrivo in massa dei profughi greci dall’Asia Minore. Nel giro di poche settimane i suoi circa 35mila abitanti divennero quasi il doppio creando gravi problemi sociali e abitativi. I profughi, inizialmente collocati in una marea di baracche, ben presto iniettarono nuova linfa al porto e contribuirono alla sua crescita economica soprattutto nel campo della marina mercantile, del commercio e dell’industria chimica e del tabacco. Come ogni porto che si rispetti, anche il Pireo conobbe lo sviluppo di quartieri a luci rosse che si rivolgevano soprattutto ai marinai, locali e di passaggio. Per un certo periodo la prostituzione si svolse soprattutto sulle strade e frequenti erano le risse, anche sanguinose, tra i vari protettori, uno dei quali, un certo Mapas (qualcosa come "brutto ceffo"), decise un giorno di sfidare il più potente capobanda della zona, Konstantinos Konstantinidis soprannominato "Kefalas" ("testone"). I bravacci di Mapas entrarono nella baracca di Kefalas, che aveva perso i sensi, a quanto pare, per una overdose di hashish, e lo freddarono nel sonno. I bassifondi del Pireo, dove tra l’altro si è sviluppata anche la storia più recente del rebetiko, dopo gli inizi in Asia Minore, hanno continuato a essere palcoscenico di prostituzione e malavita fino agli anni Settanta, quando il sindaco nominato dalla giunta dei Colonnelli compì una vasta opera di bonifica. Gli ex quartieri a luci rosse (tra cui la leggendaria Troumba) divennero sede di moderni uffici di armatori e compagnie marittime, mentre il turismo di massa, greco e straniero, e il traffico commerciale hanno fatto del Pireo uno dei primi porti d’Europa. Alla Troumba, tuttavia, qualche traccia sbiadita di quel passato è rimasto. In uno scenario kavafiano, che si snoda intorno all’ex albergo a ore Loux (vedi foto) e alla chiesa di San Spiridione (lungo l’asse di Odos Filonos), alcuni sex-shop, qualche bar dalla luce soffusa e uno degli ultimi cinema a luci rosse della Grande Atene richiamano le atmosfere anteguerra. Nelle ultime settimane il Pireo ha dovuto affrontare un’altra emergenza, quella dei profughi in fuga dai focolai di guerra del Medioriente: ancora una volta è da qui che parte la speranza di chi ha perduto tutto ma ha una grande voglia di ricominciare.

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